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venerdì, maggio 8

Che fine ho fatto?

Ci sono eh. Ci sono.

Ma sto valutando la possibilità di convertire questo blog in un blog di chiacchiere, visto che di cucina non si parla più.
Ma in casa Tentarnonnuoce si deve pur mangiare. Quindi non se ne parlerà, ma si cucina ancora. In qualche modo. Si cucinano tante banalissime pappe al pomodoro, risottini zafferano e pisellini, di tanto in tanto una torta all’acqua, un bensone, dei muffins, una Sacher di compleanno (in concomitanza con uno spiacevole appuntamento dal dentista che mi ha rovinato la cena per festeggiare il compleanno del suocero), delle crespelle al sapore di rosette, e si sperimentano tigelle. 



La fiera della normalità. Ma, dopotutto, “la normalità è una conquista”, diceva la mia professoressa di lettere.
E ora? Ora che Lorenzo dorme e se la sta prendendo comoda, dopo essere stato bello allegro e vispo dalle tre di notte alle 8.30… ora io vorrei (dovrei) approfittarne per pulire casa. Ma le occasioni per stare al pc, che non accendo quasi più, sono diventate così rare… che la prospettiva di scrivere qualcosa e avere un’ora per fare quello che mi piace(va) fare si presenta molto invitante.

Oggi, dicono, sia la festa della mamma. E dicono che, però, si festeggi la seconda domenica di maggio. Corretto?

“E tu, donna, partorirai con dolore”.

E così è stato. Il momento in cui sono diventata Mamma. Doloroso. Molto. Nonostante le ostetriche mi chiedessero “ma SENTI male??”. E nonostante tutto... bellissimo. E appagante. Perché quando mi hanno messo il mio fagottino in braccio, non c’era più nient’altro intorno. Niente dolore, solo le mie lacrime di felicità, versate una, due, tre… tante volte. Piangevo ogni volta che lo guardavo. E’ stato doloroso, ma lo rifarei uguale. Senza epidurale, come natura ci ha insegnato. Lo rifarei oggi, domani, e ancora 100 volte.
Essere mamma è stata l’esperienza più dura e faticosa della mia vita. E supera di gran lunga l’esperienza della scrittura e discussione della tesi, nonostante questa mi perseguiti ancora di notte, mentre la prima io la riviva solo nei miei sogni ad occhi aperti con immensa dolcezza.
Perché sì. Mi sono laureata con ottimi voti, io. Io che, ancora prima di laurearmi, molto prima direi, avevo già chiara la mia scelta.
Volevo fare la Mamma.
Come mia mamma, che faceva la mamma-casalinga.
Ma io, a differenza sua, ventisette anni dopo, a detta di tutti faccio la mantenuta.
E il perché di questa differenza io devo ancora capirlo.
Ma forse è la gente che non capisce. Non capisce come mai una ragazza di venticinque anni preferisca mettere al mondo, crescere ed educare degli altri esseri umani, anziché essere emancipata da tutti e passare la propria vita in un ufficio, per arrivare…dove?
Perché a quanto pare, io sono meno mamma di quelle mamme che stanno fuori casa 12 ore al giorno. Quelle mamme che, la mattina, mettono la giacca ad un bimbo di nove/dieci mesi ancora in pigiama, lo mettono in macchina, lo scaricano dai nonni, gli fanno ciao ciao con la manina, e lo rivedono alla sera, gli rimettono il pigiama e “dai che è ora di dormire, e io ho tante cose da fare ancora”.
Perché a mettere al mondo un figlio siamo capaci tutti. A lasciarlo al nido, ai nonni, o alla baby-sitter anche. Ma a decidere di stare 24 ore su 24 con il proprio figlio, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia? Forse no. Perché, suvvia, i bimbi non sono delle bambole. Piangono. Spesso. E a noi i bimbi ci piacciono solo quando sono carini e coccolosi. E nella giornata i momenti di coccolosità sono… il 10%? Forse.
E poi ci lamentiamo perché i bimbi sono viziati, fanno i capricci, e perché la mamma, la suocera o chi per loro non ce li educano secondo i nostri canoni. “E non deve mangiare questo, non deve dormire a quest’ora, non deve sedersi per terra…”.
Casa mia, regole mie; casa di un altro, regole di quell’altro. Io la penso così. Ecco perché in casa mia abbiamo deciso così. Che questo compito spettasse, giustamente, a me, che sono sua Mamma.
“Eh tu pensavi che avere un bimbo fosse facile, eh??!”.
No. Non lo pensavo. Pensavo che fossero carini e coccolosi, sì. E forse non pensavo che fossero COSI’ complicati. Ok. Ma che piangevano, facevano cacche puzzolentissime… mi era parso di sentirlo, sì.
Quindi no. Non penso proprio di fare la mantenuta. Perché non posso neanche andare in bagno da sola, o farmi una doccia… normale. Non ho pause, sono sempre in servizio.
E come si dice, la bicicletta l’ho voluta io. Adesso Spinning.
Ma poi, quando vedo il mio bimbo bellissimo, più bello di quanto potessi chiedere, con un sorriso a 14 denti stampato in faccia, che fa sorridere, e ridere, tutti quelli che incontra, quando vedo che è sereno e felice, sempre felice, a parte rare eccezioni… allora mi rispondo da sola, alla domanda che mi faccio quasi quotidianamente. “Sarò una brava mamma?”
Perché penso che un giorno, la mia soddisfazione più grande sarà quella di avere creato un essere umano, rispettoso degli altri e del mondo nel quale noi l’abbiamo messo. E avere un figlio che ama i suoi genitori e che sa che i suoi genitori lo amano incondizionatamente e più di ogni altra cosa al mondo, e che il loro tentativo più grande, nella vita, sarà stato quello di essere due bravi genitori.
Perché c’è la casa da pulire. C’è da andare a fare la spesa, da andare in posta. C’è da fare tante cose nella vita. Ma niente mi dà gioia come i momenti in cui posso dormire abbracciata al mio bimbo e assaporare tutto il suo buonissimo profumo che, so bene, ci sarà ancora per poco (non di sicuro il profumo che avrà al rientro dagli allenamenti di calcio); o i momenti in cui lo prendo in braccio e piroettiamo nel salotto di casa sulle note delle nostre canzoni, e lui mi guarda ammirato e innamorato, quei momenti in cui mi si addormenta in braccio avvinghiato a me come se fossimo una cosa sola, o quelli in cui gli corro dietro o giochiamo a calcio, sempre in salotto (“non si gioca a palla in casa!!”), e io grido “goooooaaaallll” e lui mi ride come – dice il papà con una punta di, sana, invidia, ;) – non ride a nessun altro.



Ci sono tanti impegni nella vita. Ma io voglio essere certa che nessuno di questi mi faccia rimpiangere un momento con mio figlio. Non mi sono persa niente. La prima volta che ha riso, gattonato, che si è alzato in piedi, che ha camminato. E voglio che sia così. Per tutta la vita. Voglio che non possa mai dirmi “cosa ne sai tu? Tu non c’eri”.

Angelo del focolare, pensavo ieri.
Angelo custode. Sono l’angelo custode di mio figlio. Finché non riuscirà a camminare con le sue gambe. E ovunque quelle due gambe lo porteranno, io sarò sempre qui ad aspettarlo, e lo avrò sempre nel mio cuore. Perché è così. I figli crescono, prendono le loro strade, e si portano via un pezzo del tuo cuore. E tu pensi “ma tu sei mio!”. No. I figli non sono di nessuno. Sono di se stessi. Ti regalano una vita, di risate, di lacrime, di dispiaceri, di emozioni, di soddisfazioni. Gli regali La vita. E dopo non è più tua. Prendono il volo e lasciano il nido vuoto.

Sì. Questi diciassette mesi sono stati i più intensi, sfiancanti, gratificanti di tutta la mia vita. Senza eccezioni. Diciassette mesi fa, il regalo più desiderato e più bello che potessi ricevere è arrivato. E ora sto pedalando. E anche in fretta. Visto che Lorenzo non cammina, ma corre ;)

Ma sempre con il sorriso, il sorriso di quel giorno in cui ho scoperto di aspettarti. Che è un po’ il sorriso che hai sempre tu sul viso.



Non è tutto rose e fiori eh. Ci mancherebbe. Ci sono quei momenti di pianto isterico e immotivato che ti fanno pensare “beh, in fondo, un po’ forse le invidio quelle mamme delle 12 ore in ufficio” ;) ma poi passa. Passa il pianto e passa l’invidia (questa più rapidamente del pianto – è un sentimento che proprio non mi appartiene).
E le notti a giocare sul letto, perché per lui alle 2.50 è suonata la sveglia, mentre tu non riesci a tenere gli occhi aperti.


E i capricci quando gli togli dalle mani il gioco che si era conquistato (es. le bottiglie di detergenti viso che ruba dal cassetto del mio bagno).
Le paure quando cade e la faccia gli si copre di sangue e tu urli disperata “gli si è staccato un dente!!!!” (poi invece è solo il sangue che ti impedisce la vista dei denti in perfetta condizione ;)
Ma fa tutto parte del gioco. Ah il gioco. 


Staresti ore a giocare con me. A giochi da maschio a cui sono poco avvezza, ma a cui mi sto abituando pian piano.
Come a tutto il resto, dopotutto.

Giustappunto, il mio tempo è scaduto, e l’allarme della sveglia è un Lorenzo che si è appena svegliato urlando (senza apparente ragione). E io non ho pulito pulito casa. (ndr. E ho buttato via pure un’ora passata a scrivere, visto che ho dovuto rifare tutto DA CAPO, perché è saltata la corrente.

Quindi auguri alle Mamme. A me, alla mia Mamma (che quanto la capisco ora…), Le mamme-mantenute, le mamme sonolamammamiglioredelmondoperIOsto12oreinufficio, le mamme sotuttoioperchésonopiùvecchiaanchesemiofigliohaletàdeltuo (che è una specie in via di sviluppo ;) … le mamme che amano i propri bambini, semplicemente. <3 o:p="">




Tratto da: pensieri sparsi e disordinati (molto) di una mamma qualunque che ama tanto il suo bimbo, scritti in una giornata particolarmente ispirante :D


Nota:
la scrittura di questo post ha messo a dura prova la mia pazienza.

Come se non bastasse la mancanza di energia che mi ha cancellato il testo originale (perduto per sempre), dopo Lorenzo Amoredellamiavita Pestecombinaguai è passato davanti al pc premendone ripetutamente l’interruttore. Per fortuna ho fatto un salvataggio in corner.